Mentre Governo e imprenditori si affannavano a costruire muri legislativi, il PM milanese ha proseguito imperterrito il suo lavoro. Nelle ultime ore è emerso che la procura ha chiesto a tredici grandi marchi del lusso di consegnare documenti relativi alle loro filiere produttive: Missoni, Dolce & Gabbana, Gucci, Prada, Versace, Saint Laurent, Adidas, Ferragamo, Givenchy, Pinko, Coccinelle, Alexander McQueen e Off-White.
Non si tratta ancora di indagini formali sui marchi stessi, ma la procura parla di “condizioni di pesante sfruttamento” di manodopera cinese riscontrate in opifici che hanno lavorato per loro. I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno individuato lavoratori sfruttati nelle filiere di tutti i brand citati: nove nella filiera Missoni, nove per Off-White, undici per Adidas, altrettanti per Saint Laurent, trentasei per Dolce & Gabbana, ventisette per Ferragamo. In alcuni casi gli stessi lavoratori producevano per più marchi in contemporanea, negli stessi stabilimenti.
Ai tredici brand è stata chiesta la documentazione sui criteri di selezione dei fornitori, le prove delle ispezioni effettuate, i verbali degli organismi interni di vigilanza degli ultimi tre anni, le copie dei contratti con i fornitori, i bilanci. E, soprattutto, la lista dei dirigenti che si occupano dell’esternalizzazione della produzione. La “richiesta di consegna” è un atto che precede eventuali perquisizioni: un modo per dare alle aziende la possibilità di collaborare spontaneamente prima di procedere con misure più invasive.
È un approccio più morbido rispetto alle amministrazioni giudiziarie chieste nei mesi scorsi, forse una concessione alle polemiche delle ultime settimane. Ma il messaggio è chiaro: nonostante le pressioni della politica, gli attacchi degli imprenditori, l’informazione a lui avversa e i tentativi di delegittimazione, Storari non si è fatto intimidire. Mentre qualcuno lavorava allo “scudo penale”, lui allargava le indagini.